C’è un filo invisibile che lega la memoria di una città alla sua voce, e a Pozzuoli quella voce ha il nome di Pako Ioffredo.
Attore, autore e regista nato nel 1985 a Napoli, cresciuto tra Rione Toiano e Monterusciello, Ioffredo ha trasformato la memoria dei Campi Flegrei in teatro. Con il progetto Terramò, ha riportato la vita dentro il Rione Terra, luogo simbolo di una ferita ancora aperta nella storia puteolana.
Terramò nasce da un pomeriggio con mia nonna — racconta Pako — quando mi disse: “Mi faranno morire e non riuscirò più a vedere il Rione Terra finito“. Da lì è nata l’urgenza di raccontare la sua storia, e quella di tutti gli sgomberati del Rione.
Terramò: la memoria diventa scena
Il progetto nasce dal testo teatrale “Terra”, portato in anteprima nel 2019 al Castello di Baia durante il Napoli Teatro Festival.
Negli anni successivi, grazie al sostegno dell’Ente Teatro Cronaca, Pako Ioffredo lo ha articolato in tre capitoli:
- Fuoco e Mistero (2022): la parte magica e profetica del Rione Terra;
- Arraggià e Ngannaria (2023): l’inganno e l’incredulità del popolo esiliato;
- In Scienza e Coscienza (2025): il racconto più intimo della comunità e della vicenda bradisismica del 1970.
Ho impiegato dodici anni per scrivere Terramò. Le voci del Rione le ho sentite nei cortili, nei balconi, nei racconti familiari. È un popolo che ha sofferto, ma che continua a raccontarsi.

Collaborazioni, musica e spirito di squadra
Attorno a Terramò è nata una vera comunità artistica.
Gli attori Giorgio Pinto, Ingrid Sansone e Demi Licata hanno dato voce e corpo ai personaggi, mentre il musicista Pino Ruffo ha firmato la colonna sonora: Il perno attorno a cui ruota l’intero spettacolo.
Importante anche il contributo della compagnia francese La compagnieMia e la collaborazione con Daniel Pennac e Clara Bauer, che hanno aiutato a costruire un ponte tra l’Italia e la Francia.




Rione Terra, simbolo di ritorno e appartenenza
Nelle parole di Pako, Terramò non è solo teatro: è un atto d’amore verso Pozzuoli e la sua gente.
Mi piacerebbe che Terramò abitasse il Rione Terra almeno una volta all’anno, come testimonianza della vita di chi lo ha abitato.
Dopo aver raccontato il dolore e la forza degli sfollati, Ioffredo sogna di aprire un centro culturale a Monterusciello, dove i giovani possano esprimersi, creare, e costruire scambi con altri spazi europei.
Sarebbe un modo per restituire ciò che ho ricevuto.
Un percorso artistico nato a Pozzuoli
La storia di Pako Ioffredo è profondamente legata a Pozzuoli.
Dai quartieri popolari ai teatri d’Europa, il suo cammino nasce dal basso e si nutre di incontri: Mario Santella, Nando Paone, Cetty Sommella, Martone, Carpentieri, Saponaro, Gelardi, Zeldin, Ronconi, Bauer.
E poi l’incontro decisivo con Daniel Pennac, con cui nasce un sodalizio artistico duraturo tra Italia e Francia.
Pozzuoli per me è tutto. È la linfa che nutre i miei passi.
Il teatro come rito e reciprocità
Il teatro, per Ioffredo, è un rito laico, un atto di comunione tra chi racconta e chi ascolta.
Non esiste teatro senza reciprocità. È un gioco antico tra attori e pubblico. Per un’ora possiamo tornare bambini e riscoprire emozioni dimenticate.
Quando gli chiedo di descrivere Pozzuoli con tre parole, risponde senza esitazione: “Madre, Terra, ParaViso”, come la famosa frase scritta sulle mura del Rione Terra.
Fotografo: 👉 Paolo Visone





2 risposte
Quest’ anno, per la prima volta sono riuscito a vedere Terramò. È stata un’ esperienza meravigliosa, ricca di momenti emozionanti. Sentir parlare il nostro dialetto puteolano, per di più portato in scena per raccontare delle storie che appartengono a questo rione e a tutti noi ha un significato davvero speciale per la nostra comunità.
P.S. sarebbe veramente una bellissima cosa se Terramò fosse proposto ogni anno su questo posto che non ha eguali nel mondo. Complimenti a Pako Ioffredo e a tutta la compagnia.
Grazie Antimo! Non sai come mi rendono felice le tue parole. Grazie di cuore ♥️