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SANTISSIMO NOME DEL GESU’ (San Giuseppe)

La Chiesa del Santissimo Nome di Gesù, detta di San Giuseppe, è una chiesa settecentesca situata in viale Capomazza a Pozzuoli.

Durante lo scavo delle fondamenta della nuova costruzione (1704), fu rinvenuta la statua del console romano Quinto Flavio Mesio Egnazio Lolliano (IV secolo), sistemata successivamente nella piazza maggiore della città, e conosciuta dai puteolani come “Santo Mamozio”.

La statua venne poi trasferita nel Museo Archeologico dei Campi Flegrei sito nel Castello di Baia. La chiesa fu edificata a cura e spese dell’Arciconfraternita di san Giuseppe su suolo donatogli da Vincenzo Raiola nel 1703. Fu aperta al culto alla fine del 1706 o agli inizi del 1707 e fu dedicata al Santissimo Nome di Gesù: era questo, infatti, il titolo del vecchio oratorio della Confraternita la cui lapide dedicatoria fu murata nel presbiterio a sinistra di chi guarda l’altare. Sono ignoti i motivi per i quali in seguito la chiesa fu chiamata con il nome dell’arciconfraternita, ovvero di San Giuseppe.

L’imposizione del nome è bene espressa dal quadro sovrastante quello della Circoncisione che raffigura l’Eterno Divino Padre con Angeli recanti la scritta: Et vocabitur nomen eius Iesus che significa “e sarà chiamato col nome di Gesù”.

La chiesa di San Giuseppe, completamente restaurata nel 1954, fu chiusa al culto nel settembre 1977 per lesioni nelle strutture portanti e danneggiata dai fenomeni sismici del 1983, fu deturpata da atti vandalici, spogliata degli stalli del coro dei confratelli (intagli e pannelli in radica di noce, anno 1768), restaurati nel 1954 dal falegname puteolano Salvatore Solimeo

 

La cripta

Interessante è la sottostante cripta con accesso dall’esterno sotto il piccolo elevato sagrato: essa si sviluppa su due piani interrati, in corrispondenza della soprastante navata.

Il primo ambiente, a tre navate, con copertura sostenuta da sei poderosi pilastri quadrati, era destinato ad accogliere riunioni della confraternita su argomenti non prettamente religiosi o a riti funebri.

Nell’angolo a sinistra dell’ingresso, preceduto da alcuni gradini, si sale in un servizio igienico; in fondo alla navata destra, uno stanzino, forse riservato al priore per colloqui privati; in corrispondenza della navata centrale, simile ad una profonda abside, era certamente collocato un piccolo altare sormontato da immagine, ora indecifrabile.

Nel 2014 il commissario arcivescovile Antonio (detto Tonino) Testa con la sua instancabile ricerca del passato della chiesa anche con l’insistenza dei fedeli si diceva che dovesse esserci un ossario scoprendo dopo un lungo oblio degli essiccatoi per i morti.