Unico polmone di verde nella città di Pozzuoli, questo luogo è unico nel suo genere perché oltre a fungere da parco pubblico, conserva al suo interno interessanti resti di età romana.
Villa Avellino-de Gemmis è appartenuta prima ai principi Colonna di Stigliano, poi per un breve periodo ai padri Benedettini della Congregazione di Montevergine e, infine, ai duchi di Lusciano.
Cisterna per la raccolta delle acque di epoca romana.
Grandi vasche per la raccolta delle acque di epoca romana, rinvenute sotto la via del Carmine e tradizionalmente note come Cento Camerelle.
Molte sono le cisterne ritrovate nella zona. Le più grandi sono quelle di Lusciano e di Cardito. Altre sono inglobate in edifici moderni o ricoperte da strade. Questo è accaduto per esempio per una cisterna ritrovata nei pressi dell’anfiteatro flavio al di sotto della via Solfatara, formata da tre ambienti on pavimento sopraelevato rispetto alle vasche. Un’altra cisterna a struttura trapezoidale è stata ritrovata durante i lavori lungo via Domitiana. Risulta formata da tre ambienti.
Si tratta dei ruderi di un imponente complesso termale, il più grande e monumentale dell’antica Puteoli, disposto su più livelli lungo il pendio della collina con il prospetto rivolto verso il porto.
Risale probabilmente alla prima metà del II sec. D.C.
I resti oggi visibili si trovano sulla proprietà privata dei Lubrano e si riferiscono ai livelli superiori e alla parte posteriore dell’edificio, relativa all’area del frigidarium.
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Dopo la tremenda eruzione nella notte tra il 29 e il 20 settembre 1538 che portò alla formazione del Monte Nuovo, il vicerè Pedro Alvarez de Toledo, marchese di Villafranca, si fece costruire un sontuoso palazzo, a dimostrazione del pericolo scampato, e invitò i nobili napoletani a eleggere Pozzuoli quale luogo di villeggiatura.
Il complesso architettonico si articolava in tre corpi ben distinti: il palazzo vero e proprio, al quale si accedeva dall’attuale Via Ragnisco, il “passaggio Toledo” utilizzato per la guarnigione e i cavalli al seguito del vicerè e l’imponente torre che rappresentava il fulcro della composizione.
Era quindi un palazzo, non una fortezza come alcuni storici hanno ipotizzato, dato che il complesso non mostra alcuna soluzione di tipo militare.